Wainer Morandi: Full Gas
Alla conquista della Race to Hell
Dopo la vittoria alla sesta edizione della Race to Hell abbiamo raggiunto Wainer Morandi per farci raccontare la sua esperienza. Attraverso le sue parole, scopriamo non solo le sfide e le vittorie che hanno caratterizzato la sua carriera, ma anche l’importanza della comunità e degli amici nel percorso di ogni pilota
Benvenuto Wainer sulle pagine di Moto4. Come è nata la tua passione per il mondo degli SSV?
La mia passione per il fuoristrada ha preso il via quando ero ancora un ragazzino, iniziando con il mio primo ciclomotore, un “enduro” Malaguti Ronco. Successivamente, mi sono dedicato al motocross, iniziando con una moto da 125cc e passando poi a una da 250cc.
Frequentavo i luoghi vicino al fiume Panaro, un luogo dove, a quel tempo, si poteva ancora correre liberamente e il motocross era molto amato dai giovani, non ancora così influenzati dai social media come oggi, e dove non esisteva il livello di proibizionismo attuale. Dopo una pausa, dovuta a motivi familiari e alla nascita dei miei figli, che hanno cambiato le mie priorità e il modo in cui gestivo il mio tempo libero, ho sentito nuovamente il richiamo dell’offroad.

A destra Wainer Morandi, insieme a Fabio Bettuzzi, mentre posano con il trofeo della Race to Hell 2024
Nel 2010, quindi, sono passato alle quattro ruote, ma ho mantenuto il manubrio, iniziando con un quad, uno Yamaha Grizzly 700. Gli 8 anni successivi li ho passati sempre con quad Can-Am, dall’800 Outlander al Renegade 1000, insieme agli amici delle Marmotte Katalitike, gruppo di cui sono ancora membro dopo quasi 15 anni. Durante queste avventure, ho anche sperimentato sulla mia pelle la durezza del terreno, da li sono passato ai side by side. Quando ho acquistato il…
Il resto dell’articolo sul faccia a faccia con Wainer Morandi lo trovate in edicola su Moto4 n°181 maggio/giugno o acquistando la copia digitale